GF, nella notte nuovi attacchi a Beatrice

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Nella notte c’è stato un nuovo scontro tra Beatrice e alcuni concorrenti, sul web si grida al victim blaming, il sito Biccyf spiega cosa significa:

Il branco fa victim blaming a Beatrice.

I concorrenti avranno capito di aver esagerato in questi mesi (anche durante la gita dei giorni scorsi) nei confronti dell’attrice? A quanto pare no, perché nella notte diversi gieffini hanno addossato su Beatrice le colpe del clima nella casa, la Luzzi secondo loro sarebbe colpevole per i loro attacchi, per il loro accerchiamento, per il fatto che la isolano e sparlano di lei.

Queste sono solo alcune delle frasi pronunciate dagli inquilini: “Deve fare un passo avanti, invece è lei che si isola, non gioisce nemmeno dei nostri momenti belli”. “Beatrice è una persona cattiva, io non sono falso l’ho affrontata e le ho detto in faccia che è cattiva”. “Se andiamo d’accordo con 14 persone e con 1 no, allora non è nostro il problema”. “Lei deve fare un percorso interiore e capire che qui ci vogliamo tutti bene, se lei è l’unico problema un motivo ci sarà”. “Dovrebbe essere più empatica. Noi le abbiamo dimostrato vicinanza nei suoi momenti di fragilità, lei non fa altrettanto”. “Bisbiglia, provoca, lancia frecciatine, è lei il problema“.

Cos’è il victim blaming.

“Il victim blaming consiste nel ritenere la vittima parzialmente o interamente responsabile di ciò che le è accaduto e spesso nell’indurre la vittima stessa ad autocolpevolizzarsi. – si legge su ordine degli psicologi Lomnbardia – Un atteggiamento di “colpevolizzazione” è anche connesso con l’ipotesi che si deve conoscere e accettare una supposta “natura umana” (che sarebbe maligna in questa visione, o tendente all’abuso, alla sopraffazione), e – conseguentemente – adeguarcisi anche a scapito dei propri desideri, opinioni e della propria libertà.

Questo ribaltamento della realtà è doppiamente grave:travisa la rappresentazione collettiva dei fenomeni e, ancor più, riverbera sulla percezione della realtà della vittima. È un meccanismo subdolo che agisce in maniera spesso inconsapevole sia per chi lo compie sia per che lo subisce. Inoltre, si tratta di un processo circolare che si autoalimenta nel tempo: la rappresentazione di un episodio di violenza condiziona ancor più la percezione travisata del successivo evento traumatico e così via”.

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